mercoledì 17 dicembre 2014

Sulla Commissione Paritetica di dicembre...

 Vi avevamo promesso che avremmo portato la proposta sull'abolizione dell'obbligo di frequenza - per i corsi di studi afferenti all'area umanistica (ex Lettere) - nella Commissione Paritetica della scuola... lo abbiamo fatto e quanto segue ne è la cronaca:

- È l'11 dicembre, la Commissione Paritetica è convocata alle 10.00 in sala Comparetti. Spinti da buona volontà e puntualità alle 11.05 i lavori prendono il via.
Convocati: 28. 
Presenti: 10 (di cui 6 studenti).
I docenti in sala sono: Maria Marchese (Presidente della Scuola), Laura Giambastiani (Presidente di Scienze Archivistiche e Storia e Tutela...), Renzo Guardenti (Presidente DAMS), Donatella Pallotti (membro elettivo del Consiglio della Scuola).
Qualche dubbio sul numero legale, ma questo viene subito fugato dopo qualche telefonata... giustificazioni strappate e promesse dallo stampo “arrivo tra 5 minuti”.

- Non esiste un O.d.G. articolato ma un generico “...in vista dell'approvazione della relazione annuale” nonostante sia da luglio che i Collettivi richiedano di mettere in chiaro la discussione sull'obbligo di frequenza
[NOTA: La fantomatica relazione annuale viene inviata, a mezzo mail, a tutti i membri della commissione alle ore 00.14 (dopo sollecitazione, da parte nostra alle ore 11.55 del 10/12), non permettendone la visione a tutti i membri.]

- Come nella migliore delle scuole primarie la Presidente inizia a leggere, virgola dopo virgola, i punti della relazione che, ci teniamo a sottolinearlo, mancano di qualsiasi dato statistico o descrittivo. Ci siamo trovati di fronte quattro paginette al massimo di frasi generiche e di comodo, constatando che non vi era alcun riscontro con le criticità evidenziate nella relazione dell'anno precedente.
[NOTA: le relazioni annuali hanno la funzione, oltre a a quella di vantarsi della lunghezza del proprio fallo, di raccogliere criticità-mancanze-proposte che “costringono” i vari organi (CdS, Scuola, Paritetiche, Gruppi di Valutazione) ad attuarsi nella risoluzione di questi o quantomeno a discuterne... A dicembre 2013 furono messe nero su bianco le nostre istanze su obbligo di frequenza, questionari di valutazione della didattica ed erasmus.]

- Nonostante l'imbarazzo che ci coglie nel constatare l'impreparazione dei docenti presenti (sul merito delle questioni e sulla funzione della relazione), decidiamo di battere sui temi a noi cari.
Questionario per la valutazione della didattica (a cosa serve e come la pensiamo lo trovate qui): sul punto c'è subito un forte interesse da parte dei docenti, tutti compiacenti ed “annuenti”, fin quando ci viene fatto notare dalla Prof.ssa XXXXX,  «[..] però attenti che non diventi uno strumento di ricatto per gli studenti»... Risposta totalmente estranea alla realtà.
Erasmus: è un sistema esclusivo (i numeri e i costi lo confermano) e spesso fallace, lo sappiamo e lo ribadiamo. I delegati al servizio (Prof.ssa Certini e Prof. Brownless) non sono presenti in quanto «loro non fanno parte..», quindi ci tocca fare i conti senza l'oste e non avendo né dati oggettivi né riscontri sulle piccole proposte presentate da noi l'anno precedente, ripresentiamo pari pari le stesse indicazioni: informazione e orientamento al servizio sin dal primo anno, invitare ad approfondire la conoscenza di una lingua straniera sin dall'iscrizione (anticipando nei piani studio l'idoneità linguistica), maggior trasparenza sulle opportunità estere -soprattutto per i tirocini e gli stages-. Discuterne non interessa ai presenti, ci viene ripetuto quanto siano virtuosi singoli corsi (ma non parlavamo di Scuola!?) sia per promozione che per numeri in partenza (anche se, guardando i dati dello scorso anno, parliamo di 119 studenti a fronte dei mila e mila iscritti... brindiamo al successo!)
Obbligo di frequenza: Finalmente giungiamo al momento clou (ripetiamo: a più riprese avevamo chiesto che fosse un punto trattato a sé nell'O.d.G., visto che TUTTI i presidenti dei CdS dell'Area Umanistica ne erano al corrente), chiedendo che venga abolito in base alle seguenti motivazioni (qui il documento completo): 1) chi lavora ed è iscritto a regime ordinario è quasi impossibilitato a dare esami 2) omologazione della norma e semplificazione burocratica a livello di Scuola 3) ritardo nel conseguimento del titolo 4) impedimento, tramite uno sbarramento del genere, ad un qualsiasi studente di anticipare gli esami per il conseguimento della laurea 5)a fronte dell'imminente cambio di rapporto tra crediti e ore di lezione (dal 1/5 attuale al 1/8 richiesto dall'Ateneo.. che poi diverrà 1/7) si creeranno sovrapposizioni continue tra corsi e mutuazioni.

Chiediamo immediatamente una votazione, ma questa richiesta ci viene respinta con fermezza poiché «non possiamo esprimerci a nome dei corsi di laurea»; facciamo notare come non solo TUTTI i presidenti dei CdS siano a conoscenza della questione e della nostra richiesta, ma come sia compito della Commissione Paritetica esprimersi su tali questioni fornendo indicazioni ai Consigli di Studi. A nulla valgono i nostri richiami ai regolamenti e alla funzione dell'organo (unico nel suo genere in quanto composizione: UGUAL numero di studenti e docenti); cerchiamo di far capire la necessità d'una presa di posizione (contraria o favorevole che sia), al di là di una votazione, ma nulla da fare... ci viene detto «la posizione la stiamo prendendo.... scegliamo di discuterne». A questo punto, stanchi di ribadire la solita richiesta ad un'esigua platea di "sordi" e consapevoli della legittimità delle nostre istanze, salutiamo i presenti e ce ne andiamo.

In conclusione,
per l'ennesima volta abbiamo assistito ad una farsa, una delegittimazione di un organo collegiale (forse l'unico “democratico”). I presidenti dei CdS hanno scelto di non presentarsi, rifiutando il dialogo e manifestando quanto sia ampio, forse incolmabile, il distacco tra lo studente di oggi e l'apparato docente.
Agli occhi dei docenti lo studente lavoratore non esiste e non ha ragione di esistere «o lavori o studi». Gli unici lavoratori qui tutelati sono Conti e Baroni, vassalli di un impero decadente e fatiscente.
L'unica preoccupazione che cruccia, notte e dì, i nostri docenti è il cambio di rapporto crediti/ore... che poi questo sia in contrasto con l'obbligo di frequenza vabbè...è un'altra storia e preoccupazione d'altri.
Si tutelano la lunghezza delle vacanze, il minor monte ore possibile per permettere di dedicare tempo alle LORO mille altre attività (quelle assai più remunerative... ah, la fame!).


Collettivo Nosmet
Collettivo Lettere e Filosofia

mercoledì 5 novembre 2014

Sull'abolizione dell'obbligo di frequenza...

Riportiamo qui il documento che porteremo alla prossima Commissione  Paritetica della Scuola:


All'attenzione della 
Commissione Paritetica della Scuola di Studi Umanistici e della Formazione

Il Collettivo di Lettere e Filosofia ed il Collettivo Nosmet, a nome degli studenti, chiedono l’abolizione dell'obbligo di frequenza per tutti i Corsi di Studi  afferenti all'Area Umanistica.

Tale richiesta poggia le sue motivazioni sui seguenti punti:
1) Impossibilità dello studente lavoratore, iscritto a regime ordinario, nel sostenere esami;
2) Omologazione a livello di Scuola per semplificazione burocratica;
3) Ritardo nel conseguimento del titolo di studio come rilevato da Almalaurea:
       Regolarità negli studi (%)
        in corso   34,4
        1° anno fuori corso   29,6
        2° anno fuori corso   17,0
        3° anno fuori corso   7,0
        4° anno fuori corso   3,7
        5° anno fuori corso e oltre  8,4
       Durata degli studi (medie, in anni)  4,7;

4) Inattuabilità dell’anticipazione dei corsi ai fini del conseguimento del titolo di studio (permettendo di anticipare esami dell'anno successivo a quello in cui si è iscritti; non potendo l'Università imporre ostacoli e ritardi al conseguimento del titolo si va a palesare l'incongruenza  dettata dall'esistenza della norma sulla frequenza obbligatoria).

Riscontrate tali criticità, ampiamente discusse con e tra gli studenti lungo il corso degli anni, abbiamo intrapreso un percorso che ha previsto un incontro con la Presidente della Scuola Prof.ssa Maria Pia Marchese e successivamente un'indagine effettuata interpellando in merito tutti i Presidenti dei Corsi di Studio afferenti all'area umanistica della Scuola. 
Vorremmo portare all'attenzione le gravi perplessità che sono emerse dalle risposte dei docenti (nonché presidenti CdS):

- “Il lavoratore non è per definizione studente, una persona o lavora o studia…
Da una tale affermazione si evince un totale distacco con la realtà che vivono quotidianamente gli studenti, una non presa in considerazione del periodo di crisi in cui vivono studenti e famiglie degli stessi. L'unico palliativo offerto dall'Ateneo a chi, per poter sostenere gli ingenti costi della Formazione, è costretto a svolgere uno o più lavori (spesso sottopagati o non regolari) è l'iscrizione “part-time”, che detta un tetto massimo di crediti (30) da raggiungere nell'anno accademico, in modo da prolungare il percorso di studio da 3 a 6 anni.

- “La legge 270 impone l'attuazione dell'obbligo di frequenza…
Falso: il decreto 270 del 2004, all'art. 12 “Regolamenti didattici dei corsi di studi”, comma 2.E cita “le disposizioni sugli eventuali obblighi di frequenza”. Troviamo inaccettabile che Presidenti di Corsi di Studio ripetano in maniera erronea i regolamenti didattici, ma soprattutto che siano gli stessi che si oppongono all'abolizione di disposizioni a loro stessi estranee.

- “L'abolizione dell'obbligo avvantaggerà la natura di un'università telematica...” e “L'obbligo di frequenza qualifica il ruolo dell'insegnante”:
La paura riscontrata dai vari professori è del tutto infondata poiché non si discute la qualità dell'insegnamento e del corso frontale, e oltretutto immotivata perché le cattedre dipendono dal numero di studenti iscritti e non di certo dai frequentanti e dalle effettive presenze in aula (anzi: è semmai l'obbligo a disincentivare l'iscrizione, a favore di altri Atenei). Per quanto riguarda la seconda affermazione crediamo non ci sia bisogno di dare un nostro commento.

- “Perché si rivolge a noi (Presidenti dei Corsi di Studio)? non è di nostra competenza, tantomeno questo è il luogo adatto per chiedere pareri in merito…
Lasciamo che sia il Regolamento di Ateneo delle Scuole a chiarire compiti e funzioni di tutti: art 6. 1 “[..] quale osservatorio permanente sulle attività didattiche”, e art. 6.3 “la Commissione è competente a svolgere attività di monitoraggio dell'offerta formativa e della qualità della didattica[..] ad individuare indicatori per la valutazione dei risultati delle stesse [..] a redigere la relazione annuale con le proposte a Nucleo di Valutazione Interna”.
Essendo la questione in oggetto già discussa (in data 17 dicembre 2013) e posta nella relazione annuale dello scorso anno, è dovere di questa commissione riprenderla ed esprimersi in merito.

- “Resta soltanto l'obbligo a contenere quella libertà sessuale e culturale che vi appartiene e che dequalifica la vostra formazione rispetto alla nostra…
Infondata e assolutamente fuori contesto, la vogliamo riportare all’attenzione per ribadire il distacco che si viene a creare tra studenti e docente. 

- “L'obbligo contrasta il modello di università-esamificio…
Interessante come l'inauspicata deriva sia usata a sostegno di una pratica, quella dell'obbligo, che s'impone come diretto strumento di costrizione  nella logica del profitto che detta sovrana modalità e tempi di studio. Da anni i Collettivi e le varie realtà studentesche si battono contro un modello di università del genere, che prende il sopravvento su ben altre pratiche e dinamiche all'interno della Scuola.

-  Infine, a più voci : “Saremmo anche favorevoli ma aspettiamo e seguiamo le direttive...
Eccoci dunque arrivati al luogo e al tempo adatti a snocciolare la questione.

Chiediamo che la Commissione Paritetica, presa visione della proposta, la discuta e prenda una chiara e motivata posizione in merito, che sia di orientamento per una doverosa discussione che dovrà seguire in ogni Corso di Studio dell'Area Umanistica.]



Collettivo di Lettere e Filosofia
Collettivo Nosmet

martedì 4 novembre 2014

Cinema a Lettere

Mercoledì 12 Novembre inizia il nuovo ciclo di proiezioni organizzato dal Collettivo di Lettere e Filosofia, che provvederà anche a nutrirvi e dissetarvi con un degno aperitivo. Il primo appuntamento sarà con "A Scanner Darkly" un film di Richard Linklater del 2006, tratto dal romanzo omonimo dello scrittore statunitense Philip K. Dick. 

A partire dalle 19 allestiremo l'aperitivo su al primo piano di ex architettura, mentre la proiezione inizierà alle 21.15 in aula magna (o forse in aula 4b) sempre lì in ex architettura. Ingresso libero!

« La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza. »

(1984 - George Orwell)


lunedì 27 ottobre 2014

NO AL JOBS ACT: NUOVO MODELLO DI POVERTÀ

Articolo 23 Diritti dei lavoratori
1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
                                                                            Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

Viviamo in un paese che ha più a cuore la tutela delle fabbriche e del capitale economico piuttosto che quello umano: lo testimonia la leggerezza con cui si deprivano di qualità e validi strumenti l’istruzione, la sanità, i servizi pubblici. Questa politica capitalista che tratta lo Stato come un'impresa si è di recente impegnata a mettere in atto l'ennesimo sopruso ai danni dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (già provato dopo il tocco angelico della Fornero) con la velleitaria promessa di debellare il precariato dilagante: le modifiche compiute non porteranno altro risultato che ridurre ancor di più i diritti di chi – legittimamente, almeno secondo la Costituzione Italiana – è alla ricerca di un posto di lavoro a tempo indeterminato (e di un futuro).

Lavorare sotto ricatto a tempo indeterminato, secondo un’istituzionalizzazione della precarietà che non risponde all’esigenza di una valida soluzione alla crisi economica, ma dipende dalle stesse logiche neoliberiste del mercato del lavoro e dalle  stesse politiche finanziarie e monetarie che hanno contribuito al dilagare della disoccupazione.

Fu lo stesso Renzi appena due anni fa a contestare le modifiche apportate allo Statuto dei lavoratori dalla Fornero, ribadendo come questo non fosse un ostacolo alla crescita, bensì un “falso problema” sotto il quale si tentava di nascondere ben più consistenti problemi burocratici, economici e mafiosi che portano gli imprenditori (anche dall’estero) a non investire nel bel paese. Ma ciò che poi ha proposto attraverso il suo Jobs Act è stato un drastico taglio al sistema di ammortizzatori sociali, la manomissione dello Statuto dei lavoratori e la cancellazione di ciò che resta dell’articolo 18, per uniformare il mondo del lavoro al ribasso con l'effetto immediato di garantire meno tutele per tutti.


Di seguito i punti a cui opponiamo con decisione un netto rifiuto:

- NO alla “previsione per le nuove assunzioni del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio”
In regime sin da subito questa riforma distrugge ciò che resta dell'articolo 18. Oggi il reintegro di un lavoratore licenziato può avvenire solo nei casi di licenziamento discriminatorio o disciplinare (se il giudice reputa che il fatto non sussista, caso molto difficile da poter dimostrare), mentre nei casi di licenziamento per soppressione della mansione (economico) e nella maggior parte di quelli disciplinari è previsto solo un risarcimento economico. Con il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act ogni possibilità di reintegro viene completamente spazzata via (il testo non ne parla in modo esplicito). Se ne deduce che il lavoratore entro i primi anni potrà essere licenziato in qualsiasi momento – anche nel caso di contratto a tempo indeterminato! –, con la consolazione di un indennizzo proporzionale all'anzianità di servizio.



- NO alla “revisione della disciplina dei controlli a distanza”
Attualmente lo statuto sancisce il divieto d'uso di impianti audiovisivi (art.4) e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori. Non serve spiegare quanto questa auspicata “disciplina” possa essere lesiva dei diritti della persona.

- NO “all’introduzione sperimentale del compenso orario minimo per il lavoro subordinato e collaborazioni coordinate e continuative”
Teoricamente potrebbe sembrare un’idea non malvagia, ma essendo destinata solo a quei settori dove non sono previsti contratti nazionali (ossia, contratti stipulati a livello nazionale tra le organizzazioni rappresentanti dei lavoratori ed i loro datori di lavoro: fanno eccezione per esempio i co.co.co., i lavoratori in nero, coloro che vengono pagati attraverso voucher), rischia di essere uno strumento per scardinarli del tutto nella speranza di uno stipendio più alto.

- NO alla “revisione della disciplina delle mansioni”
…che autorizza il datore di lavoro a dare mansioni inferiori rispetto alla qualifica del lavoratore (con conseguente diminuzione dello stipendio) o a non dargliene alcuna, nei casi di ristrutturazione, riorganizzazione o conversione aziendale. Studiare anni per acquisire competenze specifiche e professionalità diventa una vana gloria utile solo a decorare le pareti di casa?

- NO alla “possibilità di estendere il ricorso a prestazioni di lavoro accessorio per le attività lavorative discontinue e occasionali in tutti i settori”
Chi è stato pagato tramite voucher (oggi previsti per categorie come colf, baby sitter, camerieri etc.) sa come questi non siano a tutela del lavoratore, in quanto aumentano la possibilità di lavoro senza diritti né pagamento dei contributi.

Anche gli strumenti di tutela del rapporto di lavoro (in corso o successivi alla perdita dell’occupazione) vengono manomessi dal progetto di questa legge delega:

“ Allo scopo di assicurare, in caso di disoccupazione involontaria, tutele uniformi e legate alla
storia contributiva dei lavoratori, di razionalizzare la normativa in materia di integrazione salariale e di favorire il coinvolgimento attivo di quanti siano espulsi dal mercato del lavoro ovvero siano beneficiari di ammortizzatori sociali, semplificando le procedure amministrative e riducendo gli oneri non salariali del lavoro.”

 Il cambiamento parte dalla definitiva rinuncia alla cassa integrazione in caso di disoccupazione involontaria per cui si potrà fruire solo dell’indennità di disoccupazione. L’ingresso in cassa integrazione resta possibile per determinati settori solo a seguito dell’esaurimento delle possibilità contrattuali di riduzione dell’orario di lavoro (si intendono permessi, ferie e banca ore a disposizione del lavoratore) ed ha in comune con l’Aspi (la nuova indennità di disoccupazione introdotta dalla riforma del 2012 a favore di lavoratori dipendenti particolari, involontariamente disoccupati) la durata: a tutele crescenti  in base all’anzianità di servizio.
Per poter accedere agli ammortizzatori sociali in genere si opta per una semplificazione delle procedure burocratiche per le aziende permettendo loro di superare l’obbligatoria consultazione sindacale.
Le modifiche apportate all’indennità di disoccupazione prevedono  una sua estensione ai lavoratori para-subordinati attivi da almeno due anni, ma vincolata alle risorse disponibili e variabile da persona a persona in base alla contribuzione figurativa. Vanno a discapito di tutti coloro che hanno avuto lunghi periodi di ammortizzatori sociali alle spalle, non escludendo congedo di maternità o parentale, quindi in larga misura per le donne.
Non dimentichiamo che il fantomatico modello tedesco a cui Renzi vuole ispirarsi è considerato una minaccia dalla Germania stessa, in cui le riforme del governo Schröder (2003-2005) si sono mosse andando a dilazionare il monte di ore di lavoro complessivo per creare tantissimi mini-job da 450 euro il mese. E’ la nascita di una classe sotto-proletaria nutrita,  precaria e sottopagata che conta 7,4 milioni di individui in contrapposizione ad un’altra con salari relativamente alti e pienamente tutelata.


 Noi studenti in perenne formazione dequalificata e precaria, facciamo già i conti con questo sistema di tentati soprusi illeciti e non dobbiamo assolutamente accettare la loro normalizzazione, lasciando che la finanziarizzazione dell’economia o quanto di più lontano da noi esista faccia il suo corso a discapito dei nostri progetti di vita. Non siamo soggetti passivi all’interno di un circolo auto-perpetuante di produzione e consumo, dunque non possiamo rinunciare alla costruzione di un’alternativa al capitale che sia espressione di relazioni culturali e sociali che ribaltino l’attuale stato di crisi e precarietà. Come è possibile vivere dignitosamente in una realtà del genere? La sopravvivenza diventa la massima ambizione, a costo della propria umanità. La competizione sfrenata che viene istigata in ambito scolastico così come in ambito lavorativo, se già era un preoccupante segno del dilagare del peggior individualismo, ora diventa esigenza basilare: mangiare o essere mangiati?


Invitiamo tutti coloro che vogliano informarsi e discutere mercoledì 29 Ottobre, ore 19:00 all’assemblea pubblica che si terrà all’interno della Polveriera, via Santa Reparata 12.

                                                                                             
                                                                                                  Collettivo Lettere e Filosofia


martedì 21 ottobre 2014

@La Polveriera: Assemblea cittadina STOP JOBS ACT



COS'È IL JOBS ACT? COME POSSIAMO FERMARLO?
Davvero il Jobs Act parla "solo" di Articolo 18 come dicono i media? O forse c'è qualcosa di più?
Demansionamento, videosorveglianza per tenere sotto controllo lavoratori e lavoratrici, precarietà diffusa ed estesa a tutte e tutti... Know your enemy significa conoscere chi ci colpisce, perchè e come. Per capire ed organizzarsi.

L'invito è esteso a tutti, dai sindacati di base ai collettivi studenteschi universitari, ognuno secondo le proprie possibilità: VERSO LO SCIOPERO SOCIALE!

#STOPJOBSACT
#14N

https://www.facebook.com/events/823525851004036

lunedì 20 ottobre 2014

@La Polveriera: Ciclo di incontri Autoformazione per non delegare!



Da Giovedi 9 Ottobre @La Polveriera Ciclo di incontri Autoformazione per non delegare a seguire ogni due settimane si terranno una serie di incontri di autoformazione dal basso.

Lo scopo degli incontri è quello di acquisire e condividere la conoscenza degli strumenti basilari per potersi organizzare sui posti di lavoro per non delegare a nessuno la necessità di ottenere migliori condizioni di lavoro e il rispetto delle conquiste già ottenuto dai lavoratori.

domenica 6 luglio 2014

IO STO CON LA SPOSA

Martedì 8 luglio, a partire dalle 18 la Polveriera ospiterà una serata di raccolta fondi per la produzione del film documentario "Io sto con la sposa" (http://www.iostoconlasposa.com/), con la preziosa collaborazione di Le Mafalde e MEDU - Medici per i Diritti Umani per la presentazione del report sui rifugiati a firenze. 


"Un viaggio di tremila chilometri, da Milano a Stoccolma dal 14 e al 18 novembre 2013. Un finto matrimonio con un'amica palestinese che si travestirà da sposa e una decina di amici italiani e siriani che si travestiranno da invitati e attraverseranno mezza Europa. Un corteo nuziale che riesce a farsi beffa delle leggi e dei controlli della Fortezza. Ventimila morti in frontiera nel Mediterraneo sono abbastanza per dire basta. Non sono vittime del fato né della burrasca. Ma di leggi alle quali è arrivato il momento di disobbedire. Per questo motivo ci siamo improvvisati trafficanti per una settimana. E abbiamo aiutato cinque palestinesi e siriani in fuga dalla guerra a proseguire il loro viaggio dentro la Fortezza Europa."

Durante la serata saranno proiettati video tratti dal film con interviste e contenuti extra. Il tutto sarà completato da un'abbondante apericena a cura dei ragazzi dei collettivi di lettere e filosofia e nosmet-scienze della formazione. 
Invitiamo tutte e tutti a partecipare numerosi a questo ambizioso quanto entusiasmante progetto. Noi stiamo con la sposa, e voi?"

giovedì 12 giugno 2014

lunedì 19 maggio 2014


FACCIAMOCI SPAZIO
Ogni generazione di studenti conosce “La mensa di San Gallo”, cosiddetta per l’originario ingresso sulla via, ma oggi chiamata “di Sant’Apollonia” per via del nome del Chiostro principale o “di Santa Reparata” per il nuovo ingresso. Negli ultimi 15 anni è stata una continua rivoluzione: tutto l’immobile, di proprietà pubblica, ospitava la mensa, alcune aule ed uffici che di volta in volta sono stati spostati, ridimensionati o chiusi. La sola costante di tutti questi cambiamenti è la continua mal amministrazione delle risorse e degli spazi. Infatti ad oggi è stata ristrutturata solo una parte del piano terra che ospita adesso gli uffici della Fondazione Toscana Spettacolo, l’Auditorium (utilizzabile a pagamento) e la Mediateca; mentre al primo piano la mensa, lasciando abbandonato ed alla mercé dei piccioni la maggior parte dello stabile.

Sono anni che chiediamo quali progetti ci siano, se verranno mai utilizzati per soddisfare le esigenze di chi studia e/o vive in centro: spazi per studiare anche il fine settimana, spazi dove poter fare laboratori d’ogni genere, per ritrovarsi e condividere i propri interessi con “propri simili”.

Perciò abbiamo deciso di aprirli, pulirli e dimostrare che, a fronte degli sprechi della Regione e delle istituzioni, noi studenti e studentesse, organizzandoci, siamo in grado di riqualificarli e renderli usufruibili per tutti e tutte.

La riappropriazione da parte di tutti noi di ciò che è un bene comune: lo spazio pubblico.

Alle 17: Dibattito pubblico con Spazi Docili ''Riaprire spazi comuni'' presso le aule recuperate al primo piano'' 
Dalle 19 alle 23.30: Block Party con Killabros TV powered by Joker Smoker

COLLETTIVO DI LETTERE E FILOSOFIA

lunedì 12 maggio 2014

IDEE E PRATICHE CONTRO LA FABBRICA DI PRECARIETÀ

Si è appena conclusa la due giorni di dibattiti sull'Università "Precari/e? Inflessibili, Invalutabili!" promossa da Ateneinrivolta.org. Negli incontri tenutisi abbiamo affrontato i temi centrali dell'Università contemporanea, figlia di anni di controriforme e tagli.

Merito, valutazione e produttività sono i pilastri di questa Università che espelle, chiude le porte, differenzia ed addestra alla precarietà. Le esigenze di un mondo del lavoro sempre più precario e privo di diritti, il cui unico scopo è la massimizzazione dei profitti, diventano le esigenze dell'Università stessa. Il Sapere è sempre più svuotato della sua componente critica, ridotto ad un insieme di conoscenze e nozioni sterili da apprendere nel minor tempo possibile, funzionali all'immissione in un mercato del lavoro in cui si è sempre più individui, sempre più soli, sempre più flessibili. In questo senso, è prioritario costruire momenti di riflessione rispetto alla possibilità di un Sapere che sia altro, sociale, libero, al servizio delle lotte. L'asservimento dell'Università alle esigenze del mondo del lavoro si concretizza in maniera esemplare nel dispositivo degli stages e dei tirocini, periodi di lavoro assolutamente gratuito e che, nella maggior parte dei casi, non apportano alcun contributo in termini di formazione agli studenti ed alle studentesse. Un dispositivo che ha la funzione di addestrare i futuri precari ai ritmi ed alle vessazioni del lavoro flessibile, just in time, oltre che di ridurre enormemente i costi per i privati che, attraverso gli stages sono esonerati dal pagamento di un salario per il lavoro svolto. A questo si aggiunge il progressivo abbattimento delle forme di welfare per giovani e studenti, il taglio dei finanziamenti, da cui deriva la continua imposizione di numeri chiusi ed altri dispositivi di esclusione progressiva e differenziata dalla formazione. Questa situazione materiale, unita alla continua retorica meritocratica, sbandierata da ministri, rettori, docenti, ha la precisa funzione di disciplinare lo studente, rendendolo una semplice unità, allo stesso tempo utente dei "servizi dell'Universitá" e produttore di se stesso in quanto futuro precario. Alla solitudine competitiva imposta da queste logiche, bisogna contrapporre pratiche alternative, tese da un lato a liberare tempi di vita, a rispondere alle mancanze di un sistema ormai in crisi, e dall'altro di ricomporre un tessuto solidale tra gli studenti e le studentesse, propedeutico al darsi di percorsi conflittuali, costruiti tramite partecipazione ed autorganizzazione. Diventa quindi un 'esigenza la messa in campo di percorsi di mutuo soccorso nelle facoltà e fuori da esse, che siano in grado di andare oltre l'assistenzialismo e di rendersi immediatamente politici.

La negazione dei diritti, i tagli allo stato sociale, l'egemonia dei Mercati, non riguardano solo l'Università, ma un' intera società, sempre più frammentata, in crisi, sempre meno in grado di incidere sulle decisioni d'interesse generale, in una fase storica in cui le banche,la Troika, i governi nazionali restringono gli spazi di democrazia e partecipazione. In Europa e nel mondo, si danno sempre più spesso mobilitazioni di massa, dal basso, contro tutto quel che ci viene imposto. L'esigenza, anche in Italia, è quella di un movimento largo, autorganizzato, partecipato, nella consapevolezza che è impossibile risolvere un problema specifico della società senza allo stesso tempo incidere sulle sue contraddizioni complessive. È esattamente questo che manca nel nostro paese, nonostante i pur generosi tentativi susseguitisi nell'ultimo periodo. In quest'ottica, noi studenti usciamo dalle mura degli Atenei, con il nostro carico di specificità per entrare in connessione con tutti quei settori della società che condividono l'esigenza di un rovesciamento dello status quo. Per questo riteniamo importante la mobilitazione nazionale ed europea del 17 Maggio, che ad una settimana dalle elezioni europee porterà al centro di un dibattito pubblico ormai sterile, le esigenze e le rivendicazioni di chi vive la crisi sulla propria pelle, giorno dopo giorno.

Ancora una volta, il nostro tempo è qui, e comincia adesso!


mercoledì 7 maggio 2014

CINEFORUM A LETTERE


FACCIAMOCI SPAZIO

Hai un esame il lunedì? A casa tua il fine settimana c’è confusione o semplicemente non hai possibilità di consultare qualche testo in biblioteca?Pensi: “Potrei andare a studiare all’università!”
Non puoi.

E’ usanza ormai diffusa che questo luogo sia solo adibito a seguire corsi e sostenere esami, ma questo non deve essere il modus operandi. Come studenti, non vogliamo che le nostre università siano vissute in modo mordi e fuggi: segui le lezioni e poi scappi via. Infatti pensiamo che queste debbano essere luoghi dove poter restare, dialogare e formare una propria coscienza critica, e, perché no, socializzare.
Un luogo i cui muri portanti dovrebbero essere i concetti di partecipazione, aggregazione e condivisione.
Tuttavia l’Ateneo fiorentino si muove in una direzione del tutto opposta: chiusura delle facoltà alle sei del pomeriggio, limitatissime aperture serali, chiusura totale nei fine settimana. 
La battaglia per la riappropriazione dei nostri spazi,che ha visto sempre in prima linea i Collettivi delle singole Scuole e gli Studenti, continua a fronte di una scarsissima ricettività degli organi istituzionali che conferma l’ennesimo fallimento dell’Ateneo fiorentino. Tutto ciò non deve impedire di costruire un’università pubblica e libera.
Per queste motivazioni, torniamo ancora una volta, più forti e più uniti, a rivendicare l’accesso agli spazi universitari al di fuori dell’orario didattico con l’organizzazione di una serie di aperture serali e nel weekend che si terranno nelle Scuole dell’Ateneo fiorentino.
Aperture che si propongono di offrire luoghi di studio, di discussione e riflessione, così come occasioni di un accrescimento culturale sia personale che collettivo.E’ giusto pretendere una università per tutti e di tutti, in cui avere la possibilità di vivere e studiare liberamente in spazi finalmente aperti.

mercoledì 9 aprile 2014

BENE COMUNE DI FATTO, GUADAGNO PRIVATO A TUTTI GLI EFFETTI

Il 26 febbraio una rappresentanza del Movimento di Lotta per la casa e di Acqua Bene Comune si è ritrovata a protestare davanti alla sede centrale di Publiacqua, per contestare sia le interruzioni di fornitura alle famiglie insolventi, che gli esosi costi del servizio idrico (a cui tuttavia risponde l’insufficienza qualitativa dell’acqua fiorentina): infatti, nonostante il prezzo sia aumentato arrivando ai 2€/m3 -imponendosi sul podio del tariffario idrico nazionale-, la qualità dell’acqua è attualmente situata al di sotto della categoria A3, in quanto sottoposta a “trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione” ed obbligata al transito in 273 km di tubature in amianto.
Il ministro dell’Ambiente Orlando aveva annunciato nel novembre scorso l’approvazione di una normativa che avrebbe ostacolato il distacco delle utenze per morosità, allineandosi ad una serie di decreti ed ordinanze per cui “la sospensione della fornitura di un bene primario come l’acqua appare sproporzionato a fronte di un inadempimento pecuniario”. A queste vane promesse Publiacqua ha risposto con un reale e drammatico dato di fatto: 250 utenze  condominiali chiuse nel 2013 (rispetto alle “sole” 76 del 2012).
A circa tre anni dall’esito referendario sull’acqua, ci chiediamo come sia possibile che un’azienda privata quale Publiacqua, dal fatturato di circa 160 milioni di euro annui, possa stabilire autonomamente l’interruzione di un servizio che assicura l’accesso ad un bene comune, ad un diritto umano –lo ricordiamo- universale e fondamentale, senza tuttavia impegnarsi nella manutenzione della rete idrica (se non con investimenti ridicoli, pari al 2% del proprio bilancio) che continua ad avere una dispersione d’acqua del 40% rispetto alla sua estensione totale. Considerata inoltre l’effettiva abrogazione “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito” a seguito del referendum, continuiamo a domandarci perché sia ancora permesso un legittimo guadagno in termini di utili aziendali su un bene che a tutti gli effetti è divenuto merce ma che dovrebbe rispondere ad una gestione pubblica, partecipativa e priva di profitti, in quanto l’acqua è elemento necessario ed indispensabile alla vita umana e terrestre.
Siamo stanchi di ascoltare le solite favole neoliberiste di politici, banche ed S.p.A., per cui la privatizzazione genera ricchezza ed abbondanza collettiva: essendo la gestione subordinata al mero profitto ne derivano soltanto esclusione e sempre maggiore povertà dei cittadini.
È così che la proprietà privata torna a poggiare su una rapina a danno della comunità ed è per questo che la difesa di un bene comune come l’acqua costituisce l’espressione più alta di una nuova forma di democrazia.

Come rivendicato dal presidio dello scorso 26 febbraio, sosteniamo l’accesso a titolo gratuito al servizio idrico da parte di coloro che non hanno un reddito, perché crediamo che la richiesta dell’acqua come bene comune ed universale sia un passo indispensabile nel percorso che conduce ad una democrazia partecipativa, in quanto forma di resistenza alle privatizzazioni dettate dalla legge del capitale. 
Riteniamo che per una giusta e funzionale gestione del servizio idrico sia necessario l’intervento collettivo di chi, essendo radicato sul territorio, abbia come interesse primario la salvaguardia dello stesso e dei suoi abitanti, nel rispetto della sostenibilità ambientale e sociale. 


Non accettiamo dunque una gestione privatistica e capitalistica di una risorsa come l’acqua che per sua natura è comune, quindi collettiva ed estranea ad ogni logica di profitto. La nostra libertà non può prescindere dal diritto ad una gestione pubblica dei beni comuni ovvero l’unica che possa garantire l’accesso ai diritti fondamentali ed ai beni necessari alla vita a tutti i cittadini, assicurando la massima qualità e ovviamente salubrità di tali beni anche alle generazioni future.

http://archiviostorico.corriere.it/2013/novembre/16/Niente_distacco_morosi_acqua_meno_co_0_20131116_19e795a0-4e8b-11e3-9c1a-7bb9640fad0f.shtml

http://www.infoaut.org/index.php/blog/metropoli/item/10828-firenze-presidio-a-publiacqua-per-blocco-dei-distacchi-e-riduzioni-tariffe

http://www.stamptoscana.it/articolo/toscana/publiacqua-delegazione-manifestanti-parla-col-presidente


sabato 5 aprile 2014

CINEFORUM A LETTERE

Giovedì 10 aprile la facoltà rimarrà aperta per ospitare il cineforum con la proiezione di ''C'eravamo tanto amati'' di E. Scola.
Vi aspettiamo in AULA MAGNA - ex Architettura, Piazza Brunelleschi 4.

venerdì 4 aprile 2014

CINEMA A LETTERE E SPAZI: una paperella non fa primavera, ma intanto...

Mentre l'Unifi spende migliaia di euro per avere un improbabile pratino all'inglese nel chiostro, il Collettivo di Lettere e Filosofia – con pochi euro autofinanziati – riesce a proporre anche per questo semestre il CINEFORUM A LETTERE: iersera (Giovedì 3, ndr) si è tenuta la prima proiezione con “Sbatti il mostro in prima pagina” di M. Bellocchio, preceduta da un lauto banchetto di aperitivo.
Quando poi il celeberrimo pratino viene trasformato in acquitrino dal fantasioso sistema di innaffiamento (aggravato da seri problemi di deflusso dell'acqua), allora risalta maggiormente come l'autorganizzazione e l'impegno collettivo siano l'unica vera risorsa su cui gli student* possono ormai contare: bastano infatti due simpatiche paperelle di gomma e il desolante panorama palustre si trasforma in un ameno laghetto attorno al quale diventa piacevole sedersi e chiacchierare e consumare un onesto aperitivo preparato da mani premurose (le nostre!).
Così ieri sera la facoltà è rimasta aperta e chi ha potuto e voluto si è fermato nel chiostro oltre l'orario di chiusura per rilassarsi, socializzare, mangiare, bere o semplicemente aspettare l'ora della proiezione. In cima alla lista delle nostre battaglie infatti, come Collettivo, ci siamo posti l'obbiettivo di APRIRE, VALORIZZARE e RENDERE FRUIBILI spazi adeguati alle necessità e alle esigenze di tutte e tutti coloro che abitano e vivono (con sempre maggiori difficoltà) il centro storico. Così ci stiamo occupando da più di un anno – insieme ad altri collettivi fiorentini – delle aule derelitte in Sant'Apollonia, per le quali stiamo ottenendo i primi incoraggianti successi; altrettanto è avvenuto per il mantenimento delle aperture durante le feste natalizie delle Case dello Studente (ebbene sì, il DSU aveva proposto di chiuderle per ferie per risparmiare soldi); con lo stesso spirito ci stiamo battendo per ripristinare il libero accesso all'aula cinema Calamandrei.



Riscontrando dunque ampio appoggio su questi temi e visti il successo e l'apprezzamento della serata di ieri, RILANCIAMO L'APPUNTAMENTO PER GIOVEDì PROSSIMO (10 aprile):

La Facoltà di Lettere e Filosofia resta aperta per ospitare l'APERITIVO INTORNO AL LAGHETTO DELLE PAPERELLE (dalle 19), seguito dalla PROIEZIONE del capolavoro “C'ERAVAMO TANTO AMATI”, (anno 1974) diretto da Ettore Scola e interpretato da Stefania Sandrelli, Vittorio Gassman, Nino Manfredi e altri.

giovedì 27 marzo 2014

CINEFORUM A LETTERE

Giovedì 3 aprile la facoltà rimarrà aperta per ospitare il cineforum con la proiezione di "Sbatti il mostro in prima pagina" di M. Bellocchio.

Vi aspettiamo in AULA MAGNA - ex Architettura, piazza Brunelleschi 4.




mercoledì 26 marzo 2014

Muerte a Franco y Viva la Movida!

Il 1° aprile 1939, dopo una sanguinosa guerra civile, le forze fasciste spagnole guidate dal Generalìsimo assunsero la guida della nazione.
La Spagna dovette attendere 36 anni per uscire dall'oscurità della dittatura, dall'intorpidimento della vita, dalla morte della politica.


“Animazione” fu la risposta della gioventù che vide la rinascita della democrazia e, uscendo dalle case, ruppero definitivamente ogni coprifuoco che l'autorità aveva fino a quel momento imposto. La notte tornò a vivere.

Iniziò a Madrid. Pian piano raggiunse tutte le città spagnole, per approdare infine nei dizionari: movida.
Letteralmente: “animazione, movimento”; semanticamente: “intensa e vivace vita artistica e culturale notturna”.
Intensa e vivace? Rumorosa! È conseguenziale, è la vita.
Artistica e culturale? Controculturale! 

Per chi non conoscesse la storia, la controcultura è quel movimento di pensiero che ha smascherato, analizzato, stravolto e combattuto l'ipocrisia della morale liberale che da ormai un secolo pervade e contagia le nostre città e i nostri concittadini.
Sentire, leggere frasi come “No alla movida!” oppure inni come “Movida alternativa” e d'allegato “Vogliamo dormire!”, è come diagnosticare senza il minimo errore che la pandemia è ormai dilagante: si vuole tornare alla morte, all'intorpidimento, all'oscurità.

Qui subentrano gli opportunisti. Gli affamati di consensi, di potere. Politicanti liberali che drizzano le orecchie ad ogni voce di popolo strumentalizzabile, soprattutto se reazionaria, soprattutto se in tempi di primarie comunali. Loro si adeguano a queste voci, iniziano col frignare invece di intavolare un dialogo, finiscono col battere i piedi per terra. Ecco che la politica del “fare” è la politica del bambino che non tratta con i suoi prossimi: “Il pallone è mio e decido io chi gioca!”.Se tu non stai simpatico agli altri, non giochi. Nessuna contrattazione, nessuna analisi: solo autorità.
È da pensieri semplici come questo che nascono idee proibizioniste come le regolamentazioni sulla vendita di alcolici e le limitazioni sull'accesso alla città con i potenziamenti notturni della Zona a traffico limitato.

Dal 4 aprile, infatti, entrerà in vigore la "nuova" ordinanza comunale del promesso sindaco che include il ripristino della Ztl notturna, ovviamente più forte e potente che mai, e nuove regolamentazioni per i locali: così la politica fiorentina fa guerra alla Movida. Non senza polemiche, naturalmente trasversali. Cittadinanza, gestori, turisti, realtà politiche differenti. Si discute sul “s'ha da fare” o sul “non s'ha da fare”, ma non sui perché. Oltre ad occuparsi del sonno dei residenti in centro, tutto ciò a cosa fa comodo? Veramente alla quiete? O alla sua apparenza?
Magari alla sua mercificazione.

Se una città diventa espressione della volontà regnante fra i suoi abitanti, allora è chiaro che Firenze, ormai da tempo, sta perdendo quella volontà sociale che un tempo era caratterizzante.
Sta forse perdendo di movimento, di animazione. Forse sta solo morendo e per rispetto, nei cimiteri, si fa silenzio.
Sia dunque la nascita di nuovi e velati coprifuochi, si sacrifichi la collettività in nome della nuova Zona a traffico Liberale! 
Possibile che le nostre libertà abbiano perso così tanto valore? E a favore di cosa?
Vivere la notte è prendere possesso non solo della città ma anche del concetto di cittadino che la anima, che ne è parte integrante e individuale; è ridare aria a quella socialità che sta progressivamente marcendo in quell'umido angolo del cassetto del nostro essere umani.





domenica 23 marzo 2014

FOIBE: GUIDA PRATICA ALL'INTERPRETAZIONE DI UN 15 MARZO DA RECORD

C'erano tutte le prerogative per spaventarsi, quel pomeriggio del 15 marzo: le fonti ufficiali parlavano di moniti da parte dei rossi apparsi il giorno prima in piazza Savonarola, ovvero il punto da cui sarebbe partito il corteo coordinato da Casaggì Firenze. Inneggiavano a Tito, ex dittatore jugoslavo.


A maggior ragione, la pianificazione del perimetro d'azione dei due cortei era stata calcolata nel dettaglio: se da piazza Savonarola le camicette nere si erano prefisse di raggiungere il largo Martiri delle Foibe passando da viale don Minzoni, gli Antifascisti avrebbero ricordato alla città che quella delle foibe è la scusa che Vichi de Casa Pound rifila a chiunque pur di risultare credibile, ritrovandosi in piazza S. Marco. Oltre agli scontri, il terrore più grande dei fiorentini (e dell'hinterland che di sabato va a consumare a sbafo nella metropoli) era il blocco delle strade: in effetti l'ATAF aveva deviato diverse linee e alcuni dei viali erano totalmente off-limits. Quel pomeriggio quindi, verso le quattro, almeno tre squadre gareggiavano (e neanche correndo sulla stessa pista) sperando di arrivare primi; chi da una parte, chi dall'altra, in maniera del tutto solipsistica spingeva per ritrovarsi a ridosso del viale Statuto: i Neri al largo Martiri; i Rossi al piazzale d'ingresso della Fortezza da Basso, e tutto il resto (con una buona dose di totalmente ignari a proposito di cosa stava accadendo in città) al lago dei Cigni, in occasione del mercatino solito del terzo fine settimana del mese, "Firenze Anti-quaria".
Dalla parte dei Neri, le armi a disposizione (di vecchio stampo, ma sempre in grado di riscuotere un certo successo) erano fumogeni tricolore, fascette attorno ai bicipiti tricolore, bandiere tricolore – insomma la monotonia che caratterizza il discorso "Foibe", che si ritrova anche nei particolari estetici – nonché l'Onorevole Giorgia Meloni, alla quale è stata in seguito riconosciuta medaglia al valore per aver chiesto gentilmente alle camiciette di non intonare ben note canzoni, troppo anticostituzionali. Parlando di numeri, i cortei ammontavano sommariamente alla stessa cifra: Neri 150 – Rossi 150, palla al centro. Una sola cifra, un record per entrambi. Per loro che crescono (anche se trasversalmente non più di tanto, considerato che il rapporto tra il numero degli under 18 e degli over 50 rimane invariato), e per noi che ci disgreghiamo, ormai intimamente convinti di poter fare ben poco.
Ma la cifra che è degna d'analisi, a nostro avviso, è un'altra. È vero, c'erano tutte le prerogative per spaventarsi, eppure tutto è andato liscio agli occhi di chi ben pensa: i poliziotti presenti (pur non potendo parlare di numeri poiché non reperibili) al Largo saranno stati almeno una ventina, dotati di camioncino blu, tutti dritti con l'immancabile divaricatore invisibile tra le gambe; tutti rivolti verso le transenne che dividevano il parcheggio del largo dal viale Statuto. Dall'altra parte, in via Ridolfi a farsi sentire, i nostri erano stati bloccati da: transenne, stesso numero di Playmobil presenti lì davanti e camionetta annessa. Altra camionetta in via Dolfi per evitare che qualche furbacchione facesse il giro lungo per andare a disturbare l'altro corteo; per completare il tutto con altri poliziotti lungo il viale Spartaco Lavagnini. C'erano tutte le prerogative per spaventarsi, e noi ce l'abbiamo fatta. 

Ci chiediamo se non sia ai limiti del ridicolo il fatto che la polizia fosse presente in maniera così massiccia: d'accordo che l'Onorevole era lì dopo l'ennesima fatica, ovvero cimentarsi nell'arduo compito di recensire lo spettacolo di Cristicchi a proposito delle foibe, ma questo sembrava davvero un tentativo di prevenire un colpo di stato. Ci chiediamo da una parte come sia possibile (e giustificabile!) sostenere la spesa di una tale mobilitazione; dall'altra se sia ragionevole che la repressione si possa esercitare in maniera così silenziosa (chi era a comprare manufatti antichi ai giardini della Fortezza ha continuato fino alle 19) e senza che questa militarizzazione delle strade produca alcuno sconcerto nell'opinione pubblica, nella consapevolezza che le spese di uno stato (e l'immaginario collettivo che si coltiva nello stesso) possono condurre alla creazione di idee distorte su come vada gestita una situazione di eventuale scontro tra forze politiche. 

 Alleghiamo un estratto dal testo di un volantino distribuito dai gruppi Antifascisti a Roma – lo stesso giorno, con le stesse intenzioni – e lasciamo a voi la riflessione: che la repressione si incarni in un movimento politico organizzato o nelle istituzioni, a nostro avviso fa lo stesso.

La repressione.
Il discorso più comune che sentiamo ripetere in ambito di movimento è che con l’inasprirsi delle condizioni di vita e con quella che viene chiamata “crisi” o “austerity”, lo stato sia costretto a rispondere con la repressione, condannando gesti legittimi che puntano alla riappropriazione di alcuni diritti basilari per la vita di ognuno. Il fatto che queste pratiche, che si iscrivono nella classica dialettica politica e nel confronto con le istituzioni, vengano poi condannate, ci viene presentato come qualcosa che desta stupore. L’equazione è presto fatta: all’aumentare dell’austerità aumentano le lotte, all’aumento delle lotte risponde una dura quanto illegittima repressione.
























IL COLLETTIVO DI LETTERE E FILOSOFIA RIPUDIA E CONDANNA IL REVISIONISMO STORICO E SI SCHIERA CONTRO OGNI FORMA DI FASCISMO E CONTRO LE POLITICHE REPRESSIVE CHE DI ESSO SONO PROPAGGINI


NESSUNO SPAZIO AI FASCISTI DI IERI E DI OGGI


Per approfondire la questione sulle Foibe storicamente e politicamente rimandiamo ai seguenti link:

http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2008/1/00_SPECIALE_FOIBE.pdf

http://enna.anpi.it/files/2012/02/FOIBE-TRA-STORIA-E-PROPAGANDA.pdf

http://www.militant-blog.org/?p=10212

http://www.militant-blog.org/?p=10257