Riportiamo qui il documento che porteremo alla prossima Commissione Paritetica della Scuola:
All'attenzione della
Commissione Paritetica della Scuola di Studi Umanistici e della Formazione
Il Collettivo di Lettere e Filosofia ed il Collettivo Nosmet, a nome degli studenti, chiedono l’abolizione dell'obbligo di frequenza per tutti i Corsi di Studi afferenti all'Area Umanistica.
Tale richiesta poggia le sue motivazioni sui seguenti punti:
1) Impossibilità dello studente lavoratore, iscritto a regime ordinario, nel sostenere esami;
2) Omologazione a livello di Scuola per semplificazione burocratica;
3) Ritardo nel conseguimento del titolo di studio come rilevato da Almalaurea:
Regolarità negli studi (%)
in corso 34,4
1° anno fuori corso 29,6
2° anno fuori corso 17,0
3° anno fuori corso 7,0
4° anno fuori corso 3,7
5° anno fuori corso e oltre 8,4
Durata degli studi (medie, in anni) 4,7;
4) Inattuabilità dell’anticipazione dei corsi ai fini del conseguimento del titolo di studio (permettendo di anticipare esami dell'anno successivo a quello in cui si è iscritti; non potendo l'Università imporre ostacoli e ritardi al conseguimento del titolo si va a palesare l'incongruenza dettata dall'esistenza della norma sulla frequenza obbligatoria).
Riscontrate tali criticità, ampiamente discusse con e tra gli studenti lungo il corso degli anni, abbiamo intrapreso un percorso che ha previsto un incontro con la Presidente della Scuola Prof.ssa Maria Pia Marchese e successivamente un'indagine effettuata interpellando in merito tutti i Presidenti dei Corsi di Studio afferenti all'area umanistica della Scuola.
Vorremmo portare all'attenzione le gravi perplessità che sono emerse dalle risposte dei docenti (nonché presidenti CdS):
- “Il lavoratore non è per definizione studente, una persona o lavora o studia…”
Da una tale affermazione si evince un totale distacco con la realtà che vivono quotidianamente gli studenti, una non presa in considerazione del periodo di crisi in cui vivono studenti e famiglie degli stessi. L'unico palliativo offerto dall'Ateneo a chi, per poter sostenere gli ingenti costi della Formazione, è costretto a svolgere uno o più lavori (spesso sottopagati o non regolari) è l'iscrizione “part-time”, che detta un tetto massimo di crediti (30) da raggiungere nell'anno accademico, in modo da prolungare il percorso di studio da 3 a 6 anni.
- “La legge 270 impone l'attuazione dell'obbligo di frequenza…”
Falso: il decreto 270 del 2004, all'art. 12 “Regolamenti didattici dei corsi di studi”, comma 2.E cita “le disposizioni sugli eventuali obblighi di frequenza”. Troviamo inaccettabile che Presidenti di Corsi di Studio ripetano in maniera erronea i regolamenti didattici, ma soprattutto che siano gli stessi che si oppongono all'abolizione di disposizioni a loro stessi estranee.
- “L'abolizione dell'obbligo avvantaggerà la natura di un'università telematica...” e “L'obbligo di frequenza qualifica il ruolo dell'insegnante”:
La paura riscontrata dai vari professori è del tutto infondata poiché non si discute la qualità dell'insegnamento e del corso frontale, e oltretutto immotivata perché le cattedre dipendono dal numero di studenti iscritti e non di certo dai frequentanti e dalle effettive presenze in aula (anzi: è semmai l'obbligo a disincentivare l'iscrizione, a favore di altri Atenei). Per quanto riguarda la seconda affermazione crediamo non ci sia bisogno di dare un nostro commento.
- “Perché si rivolge a noi (Presidenti dei Corsi di Studio)? non è di nostra competenza, tantomeno questo è il luogo adatto per chiedere pareri in merito…”
Lasciamo che sia il Regolamento di Ateneo delle Scuole a chiarire compiti e funzioni di tutti: art 6. 1 “[..] quale osservatorio permanente sulle attività didattiche”, e art. 6.3 “la Commissione è competente a svolgere attività di monitoraggio dell'offerta formativa e della qualità della didattica[..] ad individuare indicatori per la valutazione dei risultati delle stesse [..] a redigere la relazione annuale con le proposte a Nucleo di Valutazione Interna”.
Essendo la questione in oggetto già discussa (in data 17 dicembre 2013) e posta nella relazione annuale dello scorso anno, è dovere di questa commissione riprenderla ed esprimersi in merito.
- “Resta soltanto l'obbligo a contenere quella libertà sessuale e culturale che vi appartiene e che dequalifica la vostra formazione rispetto alla nostra…”
Infondata e assolutamente fuori contesto, la vogliamo riportare all’attenzione per ribadire il distacco che si viene a creare tra studenti e docente.
- “L'obbligo contrasta il modello di università-esamificio…”
Interessante come l'inauspicata deriva sia usata a sostegno di una pratica, quella dell'obbligo, che s'impone come diretto strumento di costrizione nella logica del profitto che detta sovrana modalità e tempi di studio. Da anni i Collettivi e le varie realtà studentesche si battono contro un modello di università del genere, che prende il sopravvento su ben altre pratiche e dinamiche all'interno della Scuola.
- Infine, a più voci : “Saremmo anche favorevoli ma aspettiamo e seguiamo le direttive...”
Eccoci dunque arrivati al luogo e al tempo adatti a snocciolare la questione.
Chiediamo che la Commissione Paritetica, presa visione della proposta, la discuta e prenda una chiara e motivata posizione in merito, che sia di orientamento per una doverosa discussione che dovrà seguire in ogni Corso di Studio dell'Area Umanistica.]
Collettivo di Lettere e Filosofia
Collettivo Nosmet
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