mercoledì 26 marzo 2014

Muerte a Franco y Viva la Movida!

Il 1° aprile 1939, dopo una sanguinosa guerra civile, le forze fasciste spagnole guidate dal Generalìsimo assunsero la guida della nazione.
La Spagna dovette attendere 36 anni per uscire dall'oscurità della dittatura, dall'intorpidimento della vita, dalla morte della politica.


“Animazione” fu la risposta della gioventù che vide la rinascita della democrazia e, uscendo dalle case, ruppero definitivamente ogni coprifuoco che l'autorità aveva fino a quel momento imposto. La notte tornò a vivere.

Iniziò a Madrid. Pian piano raggiunse tutte le città spagnole, per approdare infine nei dizionari: movida.
Letteralmente: “animazione, movimento”; semanticamente: “intensa e vivace vita artistica e culturale notturna”.
Intensa e vivace? Rumorosa! È conseguenziale, è la vita.
Artistica e culturale? Controculturale! 

Per chi non conoscesse la storia, la controcultura è quel movimento di pensiero che ha smascherato, analizzato, stravolto e combattuto l'ipocrisia della morale liberale che da ormai un secolo pervade e contagia le nostre città e i nostri concittadini.
Sentire, leggere frasi come “No alla movida!” oppure inni come “Movida alternativa” e d'allegato “Vogliamo dormire!”, è come diagnosticare senza il minimo errore che la pandemia è ormai dilagante: si vuole tornare alla morte, all'intorpidimento, all'oscurità.

Qui subentrano gli opportunisti. Gli affamati di consensi, di potere. Politicanti liberali che drizzano le orecchie ad ogni voce di popolo strumentalizzabile, soprattutto se reazionaria, soprattutto se in tempi di primarie comunali. Loro si adeguano a queste voci, iniziano col frignare invece di intavolare un dialogo, finiscono col battere i piedi per terra. Ecco che la politica del “fare” è la politica del bambino che non tratta con i suoi prossimi: “Il pallone è mio e decido io chi gioca!”.Se tu non stai simpatico agli altri, non giochi. Nessuna contrattazione, nessuna analisi: solo autorità.
È da pensieri semplici come questo che nascono idee proibizioniste come le regolamentazioni sulla vendita di alcolici e le limitazioni sull'accesso alla città con i potenziamenti notturni della Zona a traffico limitato.

Dal 4 aprile, infatti, entrerà in vigore la "nuova" ordinanza comunale del promesso sindaco che include il ripristino della Ztl notturna, ovviamente più forte e potente che mai, e nuove regolamentazioni per i locali: così la politica fiorentina fa guerra alla Movida. Non senza polemiche, naturalmente trasversali. Cittadinanza, gestori, turisti, realtà politiche differenti. Si discute sul “s'ha da fare” o sul “non s'ha da fare”, ma non sui perché. Oltre ad occuparsi del sonno dei residenti in centro, tutto ciò a cosa fa comodo? Veramente alla quiete? O alla sua apparenza?
Magari alla sua mercificazione.

Se una città diventa espressione della volontà regnante fra i suoi abitanti, allora è chiaro che Firenze, ormai da tempo, sta perdendo quella volontà sociale che un tempo era caratterizzante.
Sta forse perdendo di movimento, di animazione. Forse sta solo morendo e per rispetto, nei cimiteri, si fa silenzio.
Sia dunque la nascita di nuovi e velati coprifuochi, si sacrifichi la collettività in nome della nuova Zona a traffico Liberale! 
Possibile che le nostre libertà abbiano perso così tanto valore? E a favore di cosa?
Vivere la notte è prendere possesso non solo della città ma anche del concetto di cittadino che la anima, che ne è parte integrante e individuale; è ridare aria a quella socialità che sta progressivamente marcendo in quell'umido angolo del cassetto del nostro essere umani.





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