Il 26 febbraio una rappresentanza
del Movimento di Lotta per la casa e di Acqua Bene Comune si è
ritrovata a protestare davanti alla sede centrale di Publiacqua, per
contestare sia le interruzioni di fornitura alle famiglie insolventi,
che gli esosi costi del servizio idrico (a cui tuttavia risponde
l’insufficienza qualitativa dell’acqua fiorentina): infatti,
nonostante il prezzo sia aumentato arrivando ai 2€/m3 -imponendosi
sul podio del tariffario idrico nazionale-, la qualità dell’acqua
è attualmente situata al di sotto della categoria A3, in quanto
sottoposta a “trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e
disinfezione” ed obbligata al transito in 273 km di tubature in
amianto.
Il ministro
dell’Ambiente Orlando aveva annunciato nel novembre
scorso l’approvazione di una normativa che avrebbe ostacolato il
distacco delle utenze per morosità, allineandosi ad una serie di
decreti ed ordinanze per cui “la sospensione della fornitura di un
bene primario come l’acqua appare sproporzionato a fronte di un
inadempimento pecuniario”. A queste vane promesse Publiacqua ha risposto con un reale e
drammatico dato di fatto: 250 utenze condominiali chiuse nel 2013 (rispetto alle
“sole” 76 del 2012).
A circa tre anni dall’esito
referendario sull’acqua, ci chiediamo come sia possibile che
un’azienda privata quale Publiacqua, dal fatturato di circa 160
milioni di euro annui, possa stabilire autonomamente l’interruzione
di un servizio che assicura l’accesso ad un bene comune, ad un
diritto umano –lo ricordiamo- universale e fondamentale, senza
tuttavia impegnarsi nella manutenzione della rete idrica (se non con
investimenti ridicoli, pari al 2% del proprio bilancio) che continua
ad avere una dispersione d’acqua del 40% rispetto alla sua
estensione totale. Considerata inoltre l’effettiva abrogazione
“dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito” a seguito del referendum, continuiamo a domandarci perché sia ancora
permesso un legittimo guadagno in termini di utili aziendali su un
bene che a tutti gli effetti è divenuto merce ma che dovrebbe
rispondere ad una gestione pubblica, partecipativa e priva di
profitti, in quanto l’acqua è elemento necessario ed
indispensabile alla vita umana e terrestre.
Siamo stanchi di ascoltare le solite favole neoliberiste di politici, banche ed S.p.A., per cui la privatizzazione genera ricchezza ed abbondanza collettiva: essendo la gestione subordinata al mero profitto ne derivano soltanto esclusione e sempre maggiore povertà dei cittadini.
È così che la proprietà privata torna a poggiare su una rapina a danno della comunità ed è per questo che la difesa di un bene comune come l’acqua costituisce l’espressione più alta di una nuova forma di democrazia.Come rivendicato dal presidio dello scorso 26 febbraio, sosteniamo l’accesso a titolo gratuito al servizio idrico da parte di coloro che non hanno un reddito, perché crediamo che la richiesta dell’acqua come bene comune ed universale sia un passo indispensabile nel percorso che conduce ad una democrazia partecipativa, in quanto forma di resistenza alle privatizzazioni dettate dalla legge del capitale.
Non
accettiamo dunque una gestione privatistica e capitalistica di una
risorsa come l’acqua che per sua natura è comune, quindi
collettiva ed estranea ad ogni logica di profitto. La nostra libertà
non può prescindere dal diritto ad una gestione pubblica dei beni
comuni ovvero l’unica che possa garantire l’accesso ai diritti fondamentali ed ai beni necessari alla vita a tutti i cittadini,
assicurando la massima qualità e ovviamente salubrità di tali beni
anche alle generazioni future.
http://archiviostorico.corriere.it/2013/novembre/16/Niente_distacco_morosi_acqua_meno_co_0_20131116_19e795a0-4e8b-11e3-9c1a-7bb9640fad0f.shtml
http://www.infoaut.org/index.php/blog/metropoli/item/10828-firenze-presidio-a-publiacqua-per-blocco-dei-distacchi-e-riduzioni-tariffe
http://www.stamptoscana.it/articolo/toscana/publiacqua-delegazione-manifestanti-parla-col-presidente
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