Vista la gravità dell'accaduto Alberto Tesi rettore dell'Università concede diverse interviste nelle quali, fra varie superficialità, non dimentica di attaccare il Collettivo di Lettere e Filosofia come promotore del degrado e annuncia l’immediata installazione dei tornelli a “difesa” del plesso: “Tutto questo davanti a docenti e ragazzi, in una sede che in questi anni – a causa delle feste degli studenti del Collettivo spesso degenerate in veri e propri rave party, ma anche per il degrado che la circonda da tempo – ha procurato numerosi grattacapi in Ateneo, tanto da richiedere iniziative drastiche” recita il Corriere Fiorentino.
Partendo dal presupposto che non vogliamo negare le difficoltà in cui versa il plesso, sentiamo comunque il bisogno di esprimere la nostra posizione in merito. Innanzitutto puntualizziamo il fatto che organizziamo una o al massimo due feste l’anno, occupandoci personalmente delle pulizie fino all’alba quando necessario. Il nostro tentativo è ed è sempre stato quello di coniugare le nostre proposte politiche (compresa l'etica degli spazi comuni, a maggior ragione se spazi Universitari quindi pubblici) con l'aspetto ludico e sociale della festa studentesca, senza escludere la necessità (che è anche una scelta politica) di autofinanziare le nostre attività. Teniamo a precisare quindi che non abbiamo intenzione di tacere mentre veniamo tirati in ballo come capro espiatorio per la situazione in cui versa il chiostro: l’unico degrado che vediamo è l’abbandono nel quale riversa la sede di piazza Brunelleschi, la cui responsabilità non può certo essere riversata sugli studenti o sui clochard perché deriva dalle scelte dei baroni e dagli interessi politici della dirigenza universitaria.
Servono risorse per riparare le nostre aule che cadono a pezzi, per riqualificare interi stabili dove improvvisamente si aprono crepe nei soffitti e buchi nei pavimenti, o ci sono infiltrazioni d’acqua quando piove, salta la corrente e si blocca l’ascensore per i disabili. Senza considerare che i libri, a Lettere, non sono preservati come dovrebbero: questo è degrado. Gli studenti hanno già pagato fin troppo, con l’aumento delle tasse e con le riduzioni dei servizi; abbiamo normalizzato questa indigenza scabrosa con un polemico “tanto è così che va”, ma la responsabilità è delle autorità competenti, non certo nostra. Anche questo è degrado e stiamo sempre parlando di sicurezza.
Pochi mesi fa contestavamo la presenza della guardie giurate armate in quanto fuori legge (la legge Maroni parla chiaro: è necessario che vengano assunte delle guardie a custodia delle università ma queste non devono essere armate) e simbolo delle speculazioni delle agenzie di security e oltremodo diseducative.
Nello stesso periodo criticavamo il modello dell’università-azienda, che per risparmiare sui lavori di manutenzione (soprattutto l’abbattimento e la potatura degli alberi nel chiostro e nel cancello) non teneva conto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, lasciando gli operai senza caschetto protettivo e senza garantire l’incolumità loro e degli studenti che transitavano a due passi dai mezzi per i lavori. Infine saremmo curiosi di conoscere i risultati di un eventuale controllo sulla sicurezza in casi di emergenza (terremoti, incendi, allagamenti, ecc.), su uscite di sicurezza, scale di emergenza, estintori e quant'altro. Non siamo così sicuri di un esito positivo.
Le chiacchiere dei giornalisti pennivendoli non ci riguardano realmente, non parlano dei nostri veri problemi, fanno solo gli interessi pubblicitari di chi li contatta e di chi li sguinzaglia.
Quello che il rettore teme è una critica reale al suo operato, orientato chiaramente a mantenere una parvenza di controllo e di “tempestivo intervento e cura” in vista della tornata elettorale.
Anche l’intervento del Sindaco Nardella, con la proposta di militarizzare la piazza, ci sembra inopportuno se non ridicolo.
La questione degrado non è stata affatto risolta in città nonostante il suo piano per la notte, anzi, è esplosa rinchiudendo le persone in casa, estremizzando l’abbandono della vita cittadina, ormai divenuta una squallida vetrina del capitalismo. Il progetto di trasformare proprio Piazza Brunelleschi in un parcheggio è l’esempio lampante della contraddizione espressa dalla giunta del PD: non c’è nessun interesse per i cittadini e gli abitanti del quartiere, nessuna progettualità reale dietro lo spreco immane di denaro, l’unica cosa chiara è il desiderio di far perpetuare il circolo di vizioso di appalti truccati e concorsi fasulli.
Quello dei tornelli è un progetto vecchio, già scartato grazie all’opposizione storica del collettivo che ne aveva messo in luce problematiche e criticità anni fa. È una limitazione inaccettabile del nostro diritto a muoverci liberamente nella città e negli spazi universitari, che noi vorremo aperti alle commistioni e alle contaminazioni di idee che il mondo esterno ci offre.
Questi tentativi della giunta insieme alle decisioni prese dall'Ateneo sembrano spingere sempre di più verso una ghettizzazione della classe studentesca: essendo molesti e poco proficui per i movimenti economici delle aree più commerciali, siamo comunque da tenere separati rispetto a quella classe di indigenti, ambulanti o migranti, ritenuta scomoda e pericolosa. Gli attuali problemi economici e la realtà delle grandi migrazioni sono complessi e ci riguardano da vicino, eppure ci troviamo di fronte alla solita generalizzata e strumentalizzata paura del diverso. Non neghiamo che ci siano usi impropri della sede di Brunelleschi (come spesso capita di fare anche ai turisti a dirla tutta), ma quale soluzione ha proposto il sindaco per affrontare questa crisi sociale? Si è limitato a tentare di creare zone urbane di prima, seconda e terza categoria costringendo gli indesiderati a decentrarsi e pian piano riuscirà a creare immense aree dove possano agire tranquilli senza contrastare “il regolare procedere del mondo civilizzato.”
Come Collettivo chiediamo che tale problematica venga affrontata in maniera reale e coerente, non con provvedimenti militari di facciata direzionati a nascondere per l’ennesima volta il problema senza discuterne con i diretti interessati (noi studenti) privandoci di un confronto costruttivo e civile, lontano da logiche personalistiche. Ribadiamo come sempre che vogliamo un’Università libera dai privati, pubblica (anche nel senso di aperta a tutte e a tutti), laica, solidale e cosmopolita.
Della questione generale e sul da farsi discuteremo insieme nella prossima assemblea del Collettivo, aperto a tutte e tutti gli studenti, docenti e lavoratori del plesso, giovedì 5 Febbraio nel chiostro di Brunelleschi alle 17.
Collettivo Lettere e Filosofia
bene ragazzi,
RispondiEliminaho letto tutto e mi fa piacere sapere che una parte degli studenti non "subisce passivamente" quello che accade in UNIFI. L'atteggiamento è positivo e riscatta in parte la figura dello studente danneggiata dalla folta schiera dei dormienti o universitari a vita e incocludenti. E' vero, i tornelli non piacciono a nessuno; è bello poter pensare a una università con i cancelli aperti che inviti tutti ad entrare, ad assistere ad una lezione anche se non iscritti, a visitare i nostri palazzi storici etc.. insomma, pensare a tutto ciò che di pulito si possa associare a UNIVERSITA' degli STUDI ma bisogna anche mettere in conto che in un clima di libertà e democrazia c'è sempre una fetta di "guastatori" che rende il contesto inaccettabile. In definitiva voglio dire che il vostro testo è toccante, avete tutte le ragioni di indignarvi ma, quando si elencano le criticità, quando si sollevano obiezioni etc.. occorre anche fare delle proposte che risulterebbero validissime proprio perché provenienti dagli attori principali dell'Università. La soluzione dei tornelli non mi è sembrata malvagia perché ciascuno di voi, provvisto del suo badge, potrebbe entrare e uscire liberamente e i non studenti richiedere l'accesso al personale della portineria come accade a Novoli, Sesto e altre strutture. Altra cosa importante è quella di sapersi muovere all'interno degli uffici dell'amm.ne centrale, saper usare i servizi on line e altro ancora. Non vado oltre perché le cose da dire sono tante, se potrò verrò a sentirvi oggi pomeriggio.
Francesca Di Renzo RLS UNIFI